Il voltapietre è un uccello limicolo che percorre le spiagge solitarie alla ricerca di piccoli crostacei che si nascondono sotto i sassi e le alghe.

 
Sono stato felice quando ho iniziato a vedere in casa di amici o in luoghi pubblici alcuni degli oggetti che ho disegnato. Un giorno ho visto una mia lavatrice Indesit accanto ad un cassonetto dei rifiuti e, da allora e sempre più spesso, ho visto le mie creature trasformarsi in problema ambientale.

 
Quasi tutte le decisioni vincolanti relative al ciclo di vita dei prodotti si prendono in fase di progetto. Quasi sempre si progetta ignorando le esigenze delle donne e degli uomini reali accontentandosi di generare piccoli stupori evanescenti e rapidamente sostituiti. Per questo ho inserito, nelle immagini del design, ambienti in contrasto che ci ricordano le condizioni di vita di almeno due terzi degli abitanti del pianeta.


Ecco una spiaggia allo stato naturale, non ripulita prima della stagione balneare. Si vedono le impronte del Voltapietre e quelle dell'uomo.
Solo, le tracce lasciate dall'uomo sono molto più persistenti.

Molte di queste plastiche sono state prodotte venti o trenta anni fa e dureranno ancora diverse centinaia di anni prima di decomporsi in particelle sempre più piccole ma non meno inquinanti.

Questo stato di cose è anche responsabilità del design.

Per questo ho preferito mostrare  anche ciò che diverrà domani quello che oggi consideriamo bellissimo. 

 

Fra i temi più attuali sul futuro del design, la sostenibilità ambientale assume un ruolo sempre più riilevante. 

Per molti versi, però, il design per la sostenibilità consiste in processi che tendono a ridurre il danno ambientale ma che non costituiscono di fatto, e non per loro intenzione, una inversione del modello di sviluppo dettato dal paradigma della crescita economica continua.

 

La critica alla società dell'iperconsumo, modello che assimila le merci al benessere, l'elaborazione di nuove teorie economiche fondate sul principio di realtà definito dalle leggi fisiche della termodinamica, le ricerche sul significato degli oggetti fisici e sull'ontologia degli oggetti sociali, le ricerche psicologiche e sociologiche sul senso degli oggetti tecnici, nonché il confronto con la condizione degli abitanti dei paesi del terzo mondo e le ragioni ultime che ne determinano lo stato di miseria e di morte per malattia e sottoalimentazione, costituiscono alcune delle controindicazioni al design dei soli formalismi, al design dell'effimero, al progetto omologato alla moda e per le sole classi agiate, fatto di piccoli ed insulsi stupori subitamente sostituiti.

 

Nell'ambito delle iniziative di Torino World Design Capital 2008, ho riunito esperti e studiosi che si trovano concordi sulla necessità di un diverso modello, sull’esigenza di uno sviluppo solidale e a favore di un design per la sostenibilità ambientale capace di scalfire il modello insostenibile della crescita illimitata.  Modello determinato dalla necessità non degli uomini e delle donne che abitano il mondo ma dai paradigmi economici autoreferenziali, quali i futures delle borse merci.

 

Ho voluto portare queste visioni critiche del metaprogetto del mondo, spesso contrastanti, com'è normale nella complessità, ai giovani nuovi designers, affinché possano fondare il loro lavoro su di un contesto più ampio ed eventualmente dedicarsi a quello che Papanek aveva definito il “progettare per il Mondo reale”.